Una serie infinita di personaggi che non hanno nessuna intenzione di esistere
HUMAN N. 15
Mane Djordjevich
Mane è prima di tutto un mio carissimo amico.
Ci conosciamo fin dalla notte dei tempi,
quando lui mi salvò la vita in una valanga sul Monte Antelao.
Non ci è dato di sapere quanti anni lui abbia
e a noi di questo non deve importare,
ci basti sapere che Mane,
incapace di intendere e di volere,
ama,
soffre,
salva la vita,
uccide e non muore.
Mai.
Gli hanno sparato più volte,
sul petto quei segni che lui chiama stelle.
Non sappiamo quante persone abbia ucciso
ma il suo amico Raìs in un giorno imprecisato d'Agosto,
sul calar di una sbornia
mi confidò che quel numero è inciso e scolpito tra i disegni delle sue braccia dorate,
sul destro la morte,
sul sinistro la vita.
E' stato nuotatore e judoka,
pilota e cantante.
Nessuno sa quante vite egli abbia abitato,
se ne parla nel libro dei Santi,
fu amico di Gilgamesh,
partigiano in Italia,
terrorista dell'ETA.
Ancora oggi è possibile vederlo in azione tra via dell'Ottone e Borgo Madonna.
Abita li.
Sotto il cappello nasconde una treccia.
Ci conosciamo fin dalla notte dei tempi,
quando lui mi salvò la vita in una valanga sul Monte Antelao.
Non ci è dato di sapere quanti anni lui abbia
e a noi di questo non deve importare,
ci basti sapere che Mane,
incapace di intendere e di volere,
ama,
soffre,
salva la vita,
uccide e non muore.
Mai.
Gli hanno sparato più volte,
sul petto quei segni che lui chiama stelle.
Non sappiamo quante persone abbia ucciso
ma il suo amico Raìs in un giorno imprecisato d'Agosto,
sul calar di una sbornia
mi confidò che quel numero è inciso e scolpito tra i disegni delle sue braccia dorate,
sul destro la morte,
sul sinistro la vita.
E' stato nuotatore e judoka,
pilota e cantante.
Nessuno sa quante vite egli abbia abitato,
se ne parla nel libro dei Santi,
fu amico di Gilgamesh,
partigiano in Italia,
terrorista dell'ETA.
Ancora oggi è possibile vederlo in azione tra via dell'Ottone e Borgo Madonna.
Abita li.
Sotto il cappello nasconde una treccia.
HUMAN N. 14
Jorge Moreno Gil
Non sottovalutate per niente al mondo Jorge Moreno:
cinquantadue anni,
un passato nell'aereonautica,
da poco vedovo e in cerca di nuove avventure.
Una volta da bambino si è autoproclamato generale supremo di un battaglione aviotrasportato di bambini
e ha tentato un colpo di Stato in Cile,
da dove proviene,
uno a Panama,
uno in Ecuador,
uno in Belgio,
uno in Oman,
uno in Mauritania e uno,
l'ultimo,
nelle Isole Banana che per altro non esistono.
Nessuno di questi è andato a buon fine.
Ha decine di medaglie sul petto.
Il suo tallone d'Achille sono i tic,
ne è pieno,
a tal punto da dovere girare sempre con la sua bicicletta,
Maria,
bionda quasi tre anni,
che spesso è chiamata a legarlo per contenerlo.
Una volta Maria,
durante l'estate,
lo ha lasciato da solo qualche minuto in Piazza Berchet,
"Madonna che caldo, ti prendo un gelato",
al suo ritorno del povero Jorge Moreno non vi era più traccia.
Lo hanno ritrovato al confine tra Austria e Friuli un mese più tardi.
Tarvisio.
E'eterosessuale convinto.
Se per caso qualche creatura di sesso femminile lo trovasse attraente
è pregata di contattare Maria,
la sua bicicletta,
al numero:
+39 339 1977524.
Grazie
cinquantadue anni,
un passato nell'aereonautica,
da poco vedovo e in cerca di nuove avventure.
Una volta da bambino si è autoproclamato generale supremo di un battaglione aviotrasportato di bambini
e ha tentato un colpo di Stato in Cile,
da dove proviene,
uno a Panama,
uno in Ecuador,
uno in Belgio,
uno in Oman,
uno in Mauritania e uno,
l'ultimo,
nelle Isole Banana che per altro non esistono.
Nessuno di questi è andato a buon fine.
Ha decine di medaglie sul petto.
Il suo tallone d'Achille sono i tic,
ne è pieno,
a tal punto da dovere girare sempre con la sua bicicletta,
Maria,
bionda quasi tre anni,
che spesso è chiamata a legarlo per contenerlo.
Una volta Maria,
durante l'estate,
lo ha lasciato da solo qualche minuto in Piazza Berchet,
"Madonna che caldo, ti prendo un gelato",
al suo ritorno del povero Jorge Moreno non vi era più traccia.
Lo hanno ritrovato al confine tra Austria e Friuli un mese più tardi.
Tarvisio.
E'eterosessuale convinto.
Se per caso qualche creatura di sesso femminile lo trovasse attraente
è pregata di contattare Maria,
la sua bicicletta,
al numero:
+39 339 1977524.
Grazie
HUMAN N. 13
Peter Piboe
Peter ha solo otto anni ma è un sacco di cose:
un piccolo uomo di cera,
una scultura,
un'opera d'arte,
uno sbirro coi baffi.
Si direbbe una persona felice e infatti sorride,
sempre.
E'un tipo piuttosto nervoso quando si arrabbia.
E'spesso in procinto di andarsene.
Sotto l'uniforme nasconde pettorali d'argento e addominali di bronzo tanto da essere definito dai più
"un gran bel fusto" nonostante la scarsa statura.
E' impertinente e mangia la merda.
un piccolo uomo di cera,
una scultura,
un'opera d'arte,
uno sbirro coi baffi.
Si direbbe una persona felice e infatti sorride,
sempre.
E'un tipo piuttosto nervoso quando si arrabbia.
E'spesso in procinto di andarsene.
Sotto l'uniforme nasconde pettorali d'argento e addominali di bronzo tanto da essere definito dai più
"un gran bel fusto" nonostante la scarsa statura.
E' impertinente e mangia la merda.
HUMAN N. 12
Bob Bogdanovich
Bob,
mancino,
trentasei anni portati male,
malissimo.
Imprenditore nel campo della canna da zucchero viaggia spesso per lavoro e,
lui dice,
viaggiare gli apre la mente.
Una volta è andato a fare benzina e il distributore automatico gli ha fregato i soldi per due volte di fila,
lui con un cazzotto gli ha spaccato la mandibola,
al distributore automatico,
da quel giorno la sua mano sinistra non è più la stessa tanto da essersi dovuto tatuare una seconda mano sulla mano malconcia.
Odia i finocchi,
i politici e le donne.
Più volte è stato sul punto di morire ma poi non è morto.
Dice di avere un pene gigante ma si vocifera nell'ambiente che sia un'enorme cazzata
anche se nessuno in realtà con certezza può affermare il contrario.
Carnivoro.
Ama gli spazi aperti e contemplare l'infinito.
Un giorno,
lui dice,
smetterò di lavorare e passerò tutto il mio tempo seduto su una sedia a guardare la gente che passa.
Dice ancora,
questa è l'unica vera poesia ancora oggi possibile.
Ateo.
mancino,
trentasei anni portati male,
malissimo.
Imprenditore nel campo della canna da zucchero viaggia spesso per lavoro e,
lui dice,
viaggiare gli apre la mente.
Una volta è andato a fare benzina e il distributore automatico gli ha fregato i soldi per due volte di fila,
lui con un cazzotto gli ha spaccato la mandibola,
al distributore automatico,
da quel giorno la sua mano sinistra non è più la stessa tanto da essersi dovuto tatuare una seconda mano sulla mano malconcia.
Odia i finocchi,
i politici e le donne.
Più volte è stato sul punto di morire ma poi non è morto.
Dice di avere un pene gigante ma si vocifera nell'ambiente che sia un'enorme cazzata
anche se nessuno in realtà con certezza può affermare il contrario.
Carnivoro.
Ama gli spazi aperti e contemplare l'infinito.
Un giorno,
lui dice,
smetterò di lavorare e passerò tutto il mio tempo seduto su una sedia a guardare la gente che passa.
Dice ancora,
questa è l'unica vera poesia ancora oggi possibile.
Ateo.
HUMAN N. 11
Sonya Effelbaum
Sonya,
trentaquattro anni,
si definisce una donna sola e paurosa.
Ha paura di:
-soffocare
-volare
-del vento feroce
-dei serpenti
-dei bottoni
-di starnutire
-del buio più nero
-dell'ascensore da sola
-dei muri bianchi e spogli
-delle suore e dei manichini.
Una volta suo cugino Ethan,
unico parente rimastale in vita
anche lui trentaquattro anni
e anche lui uomo solo,
l'ha portata allo zoo in un rettilario,
lei da quel giorno non si è più fidata di lui e neppure della sua,
se pur esile,
ombra.
trentaquattro anni,
si definisce una donna sola e paurosa.
Ha paura di:
-soffocare
-volare
-del vento feroce
-dei serpenti
-dei bottoni
-di starnutire
-del buio più nero
-dell'ascensore da sola
-dei muri bianchi e spogli
-delle suore e dei manichini.
Una volta suo cugino Ethan,
unico parente rimastale in vita
anche lui trentaquattro anni
e anche lui uomo solo,
l'ha portata allo zoo in un rettilario,
lei da quel giorno non si è più fidata di lui e neppure della sua,
se pur esile,
ombra.
HUMAN N. 10
Robert Ellis Wilkinson
Robert,
quarantatre anni pescatore professionista.
La sua professione lo ha portato nella sua vita ha solcare i mari e gli oceani più lontani e profondi
sempre a cavallo dell'onda,
fermo e ritto in poppa al suo destriero
con un occhio all'infinito e l'altro alla sua lenza amica fedele.
Si riposa solo a terra.
Non beve.
Ha una dipendenza dai videogiochi che lo ha portato anni fa a mandare all'aria il suo primo matrimonio con Samantha,
quarantun'anni,
dentista,
attualmente felicemente sposata con Nick,
anche lui quarantunenne,
barista,
il migliore amico di Robert.
Attualmente Robert è in procinto di separarsi anche dalla sua seconda moglie,
Carol,
trentanove anni anche lei pescatrice.
Non è facile condividere il lavoro e l'amore,
lui dice.
Lo pensa anche Carol.
Una notte di ottobre del millenovecentonovantaquattro
scoprì di non sopportare poi tanto la gente,
cosa che lo indusse a ritagliarsi spazi di tempo tutti per sè
e sempre più grandi.
Ama le carte e i soldatini di piombo.
Vive con Carol sulla cima di un leccio ancora per poco.
quarantatre anni pescatore professionista.
La sua professione lo ha portato nella sua vita ha solcare i mari e gli oceani più lontani e profondi
sempre a cavallo dell'onda,
fermo e ritto in poppa al suo destriero
con un occhio all'infinito e l'altro alla sua lenza amica fedele.
Si riposa solo a terra.
Non beve.
Ha una dipendenza dai videogiochi che lo ha portato anni fa a mandare all'aria il suo primo matrimonio con Samantha,
quarantun'anni,
dentista,
attualmente felicemente sposata con Nick,
anche lui quarantunenne,
barista,
il migliore amico di Robert.
Attualmente Robert è in procinto di separarsi anche dalla sua seconda moglie,
Carol,
trentanove anni anche lei pescatrice.
Non è facile condividere il lavoro e l'amore,
lui dice.
Lo pensa anche Carol.
Una notte di ottobre del millenovecentonovantaquattro
scoprì di non sopportare poi tanto la gente,
cosa che lo indusse a ritagliarsi spazi di tempo tutti per sè
e sempre più grandi.
Ama le carte e i soldatini di piombo.
Vive con Carol sulla cima di un leccio ancora per poco.
HUMAN N. 9
Anita Bosh
Anita,
settantacinque anni e mai un giorno di febbre.
Ama la vita e ama l'amore,
da sempre quando in un giorno di maggio vide la luce,
quando in un grigio giorno di Ottobre conobbe Serge,
settantanove anni,
da sessantaquattro al fianco di lei,
musa,
moglie,
amante,
madre e sorella.
Lui pittore, lei tela.
Lui dipinge lei.
Lei aspetta lui.
Aspetta che la sua mano si muova dolce sulla tela ancora una volta per disegnare quel profilo che ama e che ha amato per tutta una vita.
Mano nella mano,
occhi negli occhi,
dritti nel vento.
Serge è morto stanotte,
accanto alla sua tomba un fiore,
un pennello e una foto di Anita alla festa dei suoi ventunanni.
Nella foto Anita ha un vestito scollato
che scopre un neo piuttosto evidente sul seno sinistro
per il quale prova vergogna fin dalla tenera età di due anni
quando al Bagno Amerigo di Torre del lago Puccini la chiamarono "macchia di cacca".
E'comunista e odia i francesi.
settantacinque anni e mai un giorno di febbre.
Ama la vita e ama l'amore,
da sempre quando in un giorno di maggio vide la luce,
quando in un grigio giorno di Ottobre conobbe Serge,
settantanove anni,
da sessantaquattro al fianco di lei,
musa,
moglie,
amante,
madre e sorella.
Lui pittore, lei tela.
Lui dipinge lei.
Lei aspetta lui.
Aspetta che la sua mano si muova dolce sulla tela ancora una volta per disegnare quel profilo che ama e che ha amato per tutta una vita.
Mano nella mano,
occhi negli occhi,
dritti nel vento.
Serge è morto stanotte,
accanto alla sua tomba un fiore,
un pennello e una foto di Anita alla festa dei suoi ventunanni.
Nella foto Anita ha un vestito scollato
che scopre un neo piuttosto evidente sul seno sinistro
per il quale prova vergogna fin dalla tenera età di due anni
quando al Bagno Amerigo di Torre del lago Puccini la chiamarono "macchia di cacca".
E'comunista e odia i francesi.
HUMAN N. 8
Igor Von Der Mielde
Igor,
sessantasei anni è un uomo di cera.
Non è mai stato giovane,
non è mai stato male,
non ha mai avuto problemi di soldi e di cuore.
Pensa che il mondo sia solo una grande parata
e noi che lo abitiamo
burattini nelle mani giganti di un dio minorato.
Fissa quel punto nel muro da quasi sei anni
che a volte gli sembra un orecchio ed altre una "C".
Non ha mai imparato e mai imparerà a chiedere scusa,
aiuto e perdono.
Se per qualche strano motivo,
lui dice,
dovessero spostarlo
non basterebbero sei uomini e funi d'altura.
sessantasei anni è un uomo di cera.
Non è mai stato giovane,
non è mai stato male,
non ha mai avuto problemi di soldi e di cuore.
Pensa che il mondo sia solo una grande parata
e noi che lo abitiamo
burattini nelle mani giganti di un dio minorato.
Fissa quel punto nel muro da quasi sei anni
che a volte gli sembra un orecchio ed altre una "C".
Non ha mai imparato e mai imparerà a chiedere scusa,
aiuto e perdono.
Se per qualche strano motivo,
lui dice,
dovessero spostarlo
non basterebbero sei uomini e funi d'altura.
HUMAN N. 7
Dimitri Kossalowski
Dimitri,
ventidue anni e una grande passione per la musica.
Suona qualsiasi cosa che produca un suono.
Attenzione!
Ho detto suono e non rumore.
Gira il mondo da ormai quasi due anni in cerca della sua anima gemella con la quale sogna di poter un giorno mettere su una famiglia e perchè no una piccola band.
E' timido e riservato,
si direbbe un tipo introverso se non fosse per quell'uragano che ha dentro e che lo travolge al cospetto di un basso,
una tromba,
un oboe o una gran cassa.
Fuma molto.
Beve anche.
Non si droga, perchè ha paura dice di perdere il controllo e ritrovarsi su Marte.
Da bambino veniva definito dai più come un autentico terremoto
tanto da dargli l'appellativo di "Tr tr".
Portato negli sport ha un talento spiccato nel lancio del disco
che scaglia senza timore lontano tra le nubi nel cielo che suona, fischia e rimbomba alla vista di quel disco volante.
Non ha mai brillato negli studi.
Ama lo sport e la pittura en plein air.
Ha in tasca un diploma superiore conseguito in un istituto Psico-Socio-Pedagogico PRIVATO della periferia di Sochi,
in Russia,
la sua città,
che lui stesso definisce un posto di merda.
Pensa che il mondo sia una fogna e la vita come una foglia che prima o poi lenta cade dal ramo e si deposita al suolo.
Senza la musica, senza rumore.
ventidue anni e una grande passione per la musica.
Suona qualsiasi cosa che produca un suono.
Attenzione!
Ho detto suono e non rumore.
Gira il mondo da ormai quasi due anni in cerca della sua anima gemella con la quale sogna di poter un giorno mettere su una famiglia e perchè no una piccola band.
E' timido e riservato,
si direbbe un tipo introverso se non fosse per quell'uragano che ha dentro e che lo travolge al cospetto di un basso,
una tromba,
un oboe o una gran cassa.
Fuma molto.
Beve anche.
Non si droga, perchè ha paura dice di perdere il controllo e ritrovarsi su Marte.
Da bambino veniva definito dai più come un autentico terremoto
tanto da dargli l'appellativo di "Tr tr".
Portato negli sport ha un talento spiccato nel lancio del disco
che scaglia senza timore lontano tra le nubi nel cielo che suona, fischia e rimbomba alla vista di quel disco volante.
Non ha mai brillato negli studi.
Ama lo sport e la pittura en plein air.
Ha in tasca un diploma superiore conseguito in un istituto Psico-Socio-Pedagogico PRIVATO della periferia di Sochi,
in Russia,
la sua città,
che lui stesso definisce un posto di merda.
Pensa che il mondo sia una fogna e la vita come una foglia che prima o poi lenta cade dal ramo e si deposita al suolo.
Senza la musica, senza rumore.
HUMAN N. 6
Adam Melchiot
Adam,
sei anni appena compiuti.
Odia il padre e anche la madre,
due artisti del cazzo che fanno teatro di strada,
sono molto egocentrici,
lui dice,
non hanno rispetto per niente e per nessuno e peraltro puzzano pure.
Quando sarà grande farà il poliziotto a New York
che è l'ombelico del mondo
dove la vita scorre veloce come un fiume tra le dita
e le donne profumano come rose appena dischiuse.
Non serba rancori e non ha amici del cuore.
Pensa che i soldi non valgano molto
ma che insomma a qualcosa servono pure
e che rubare ai più ricchi tutto sommato sia giusto.
Non guarda la tv e odia la senape.
Ama ripetere spesso un simpatico motivetto che fa pressappoco così:
"...Nanna nana nananna nana nanna nana nanà..."
sei anni appena compiuti.
Odia il padre e anche la madre,
due artisti del cazzo che fanno teatro di strada,
sono molto egocentrici,
lui dice,
non hanno rispetto per niente e per nessuno e peraltro puzzano pure.
Quando sarà grande farà il poliziotto a New York
che è l'ombelico del mondo
dove la vita scorre veloce come un fiume tra le dita
e le donne profumano come rose appena dischiuse.
Non serba rancori e non ha amici del cuore.
Pensa che i soldi non valgano molto
ma che insomma a qualcosa servono pure
e che rubare ai più ricchi tutto sommato sia giusto.
Non guarda la tv e odia la senape.
Ama ripetere spesso un simpatico motivetto che fa pressappoco così:
"...Nanna nana nananna nana nanna nana nanà..."
HUMAN N. 5
Nino Bertacca
Nino,
ottantaquattro anni,
un uomo tutto d'un pezzo tanto da potersi fregiare dell'appellativo di "tronco".
Ha avuto il negozio di fiori più importante della città prima di passarlo non a cuor leggero alla figlia,
Camelia,
Ventitre anni che lo ha trasformato in outlet di Prada.
Il numero tre ha segnato e continua a segnare la sua vita:
Ha avuto tre mogli,
tre infarti,
tre cani,
tre padri,
tre case,
di cui una,
l'ultima,
proprio sul cucuzzolo di una montagna,
dalla quale,
dice lui,
nei giorni più limpidi è possibile le tre cime di Lavaredo e pure la Francia.
Ha un tumore alle ossa con il quale convive da più di trent'anni.
E'ormai prossimo alla fine dei suoi giorni.
Morirà tra tre giorni.
E a noi piace ricordarlo così.
ottantaquattro anni,
un uomo tutto d'un pezzo tanto da potersi fregiare dell'appellativo di "tronco".
Ha avuto il negozio di fiori più importante della città prima di passarlo non a cuor leggero alla figlia,
Camelia,
Ventitre anni che lo ha trasformato in outlet di Prada.
Il numero tre ha segnato e continua a segnare la sua vita:
Ha avuto tre mogli,
tre infarti,
tre cani,
tre padri,
tre case,
di cui una,
l'ultima,
proprio sul cucuzzolo di una montagna,
dalla quale,
dice lui,
nei giorni più limpidi è possibile le tre cime di Lavaredo e pure la Francia.
Ha un tumore alle ossa con il quale convive da più di trent'anni.
E'ormai prossimo alla fine dei suoi giorni.
Morirà tra tre giorni.
E a noi piace ricordarlo così.
HUMAN N. 4
Guido Beha
Guido,
sessantaquattro anni, lavapiatti.
Odia il freddo,
i mulini a vento e le persone che parlano troppo veloce.
Ha sempre sognato di poter un giorno aprire un ristorante tutto suo
all'interno del quale far mangiare le persone a cifre irrisorie.
Lo vuole chiamare "Da Guido".
Prima o poi dice,
ce la farò.
Ha fatto il militare a Pordenone,
città della quale ha apprezzato il buon vino e la pizza.
Una volta mentre marciava si è procurato una storta tremenda alla caviglia sinistra che tutt'ora ricorda.
E' stato nella nazionale juniores di sci alpino quando ancora un bambino e in quella di judo subito dopo.
Ama l'oriente.
E'zoppo.
Non beve da anni.
Ha ucciso.
sessantaquattro anni, lavapiatti.
Odia il freddo,
i mulini a vento e le persone che parlano troppo veloce.
Ha sempre sognato di poter un giorno aprire un ristorante tutto suo
all'interno del quale far mangiare le persone a cifre irrisorie.
Lo vuole chiamare "Da Guido".
Prima o poi dice,
ce la farò.
Ha fatto il militare a Pordenone,
città della quale ha apprezzato il buon vino e la pizza.
Una volta mentre marciava si è procurato una storta tremenda alla caviglia sinistra che tutt'ora ricorda.
E' stato nella nazionale juniores di sci alpino quando ancora un bambino e in quella di judo subito dopo.
Ama l'oriente.
E'zoppo.
Non beve da anni.
Ha ucciso.
HUMAN N. 3
Asako Yoshida
Asako,
trentatre anni,
parla sette lingue:
giapponese,
mandarino,
francese,
inglese,
turco,
farsi e danese.
Non ha mai fatto l'amore.
trentatre anni,
parla sette lingue:
giapponese,
mandarino,
francese,
inglese,
turco,
farsi e danese.
Non ha mai fatto l'amore.
HUMAN N. 2
Bruno Mas
Bruno,
sessantatre anni portati così e così.
Sonnambulo,
una volta lo hanno ritrovato nel buio della notte più buia mentre camminava dormendo su un lago ghiacciato.
Tende a trascurare se stesso e i propri cari che spesso offende nel sonno.
Non presta troppa attenzione al giudizio degli altri cosa che lo rende invidiato dai più.
Fin da quando era bambino ha sempre sognato di avere una Ferrari
che però non ha mai potuto comprare a causa delle sue limitate risorse economiche.
Ha collezionato però negli anni tanti modellini Burago che espone con amore sulla mensola del tinello di casa accanto a una serie di maschere antiche.
E'un artista poliedrico ed è anche religioso.
Dorme, crea e prega.
Si occupa del giardino del suo condominio nei ritagli di tempo per arrotondare la misera paga.
Durante una recita in terza elementare nella quale interpretava Pinocchio
ha scoperto il suo amore per l'arte drammatica che da allora non ha più abbandonato.
Scolpisce la creta.
Disegna cappelli.
Suona il tamburo.
Ha tre figlie bellissime e una gatta arancione di nome Calcutta che tiene con sè quando lavora in giardino.
La sua unica amica e l'unica donna che ama davvero.
Attualmente è occupato a preparare il suo ultimo Amleto.
Aveva una Panda rossa e quattro per quattro che adesso ha venduto per pagare gli attori e il teatro.
La sua gatta Calcutta dice di lui:
"Dorme ritto ma è un uomo che sogna".
sessantatre anni portati così e così.
Sonnambulo,
una volta lo hanno ritrovato nel buio della notte più buia mentre camminava dormendo su un lago ghiacciato.
Tende a trascurare se stesso e i propri cari che spesso offende nel sonno.
Non presta troppa attenzione al giudizio degli altri cosa che lo rende invidiato dai più.
Fin da quando era bambino ha sempre sognato di avere una Ferrari
che però non ha mai potuto comprare a causa delle sue limitate risorse economiche.
Ha collezionato però negli anni tanti modellini Burago che espone con amore sulla mensola del tinello di casa accanto a una serie di maschere antiche.
E'un artista poliedrico ed è anche religioso.
Dorme, crea e prega.
Si occupa del giardino del suo condominio nei ritagli di tempo per arrotondare la misera paga.
Durante una recita in terza elementare nella quale interpretava Pinocchio
ha scoperto il suo amore per l'arte drammatica che da allora non ha più abbandonato.
Scolpisce la creta.
Disegna cappelli.
Suona il tamburo.
Ha tre figlie bellissime e una gatta arancione di nome Calcutta che tiene con sè quando lavora in giardino.
La sua unica amica e l'unica donna che ama davvero.
Attualmente è occupato a preparare il suo ultimo Amleto.
Aveva una Panda rossa e quattro per quattro che adesso ha venduto per pagare gli attori e il teatro.
La sua gatta Calcutta dice di lui:
"Dorme ritto ma è un uomo che sogna".
HUMAN N.1
Federico Oberhofer
Federico,
un ragazzo buono.
Buonissimo.
Quarant'anni,
barba incolta,
borse sotto gli occhi piccoli e vagamente arrossati dal consumo di droghe leggere e pesanti
ma nessuno lo sa,
la sua unica ombra,
il suo segreto più intimo,
il nostro segreto.
Si fa da sempre
e da solo,
sul limitare del giorno.
Coda di cavallo e capelli d'oro e di bronzo,
maglione di pura lana merinos con cervi che saltano,
scarpe da trekking,
bracciali d'avorio e d'argento invecchiato,
non disdegna le collane da due lire con appesa una conchiglia,
un uomo a suo agio col freddo,
col ghiaccio,
il sole e anche la notte profonda,
il fumo che esce di bocca,
i tronchi e gli alpeggi.
Ma in realtà vive d'acciaio.
E' un fabbro,
un maestro di chiavi,
fuma Marlboro rosse e vive di piccole cose:
molle,
ingranaggi,
cilindri,
pinze e chiavi da dieci.
Abita a Porto Gigante,
un ridente paesino al confine di un porto che è un ponte tra l'Alpe e il Mar Caspio.
Gli piace parecchio mangiare.
Mangia di tutto:
una volta si dice abbia divorato in un solo boccone una catasta di legni da ardere.
Un'altra una quercia reale cresciuta per secoli nella piazza di Porto Gigante che misteriosamente una notte sparì.
E' altissimo ed è per questo forse che è solito mangiar così tanto.
Un passato non troppo glorioso nella squadra di rugby del suo ridente paese,
uno sport a suo dire,
troppo violento per lui che ama le bestie,
l'amore,
gli oppiacei e il buon vino rosso.
Dai più definito uomo simpatico e ragazzone gentile,
è un ottimo amico e gran bevitore.
La sua voce è calda come il fuoco di un bosco innevato.
Soddisfa le donne che al suo tocco lui dice,
sono neve al sole e ghiaccio nel fuoco,
fremono, svengono e muoiono.
Mentre armeggia con la chiave da dieci alla mia serratura di casa
gli spunta mezzo culo fuori dai jeans ancora innevati.
Mi chiede lo Svitol e io glielo passo.
Ha un cane.
Grande.
Si chiama Thor, il dio del martello.
un ragazzo buono.
Buonissimo.
Quarant'anni,
barba incolta,
borse sotto gli occhi piccoli e vagamente arrossati dal consumo di droghe leggere e pesanti
ma nessuno lo sa,
la sua unica ombra,
il suo segreto più intimo,
il nostro segreto.
Si fa da sempre
e da solo,
sul limitare del giorno.
Coda di cavallo e capelli d'oro e di bronzo,
maglione di pura lana merinos con cervi che saltano,
scarpe da trekking,
bracciali d'avorio e d'argento invecchiato,
non disdegna le collane da due lire con appesa una conchiglia,
un uomo a suo agio col freddo,
col ghiaccio,
il sole e anche la notte profonda,
il fumo che esce di bocca,
i tronchi e gli alpeggi.
Ma in realtà vive d'acciaio.
E' un fabbro,
un maestro di chiavi,
fuma Marlboro rosse e vive di piccole cose:
molle,
ingranaggi,
cilindri,
pinze e chiavi da dieci.
Abita a Porto Gigante,
un ridente paesino al confine di un porto che è un ponte tra l'Alpe e il Mar Caspio.
Gli piace parecchio mangiare.
Mangia di tutto:
una volta si dice abbia divorato in un solo boccone una catasta di legni da ardere.
Un'altra una quercia reale cresciuta per secoli nella piazza di Porto Gigante che misteriosamente una notte sparì.
E' altissimo ed è per questo forse che è solito mangiar così tanto.
Un passato non troppo glorioso nella squadra di rugby del suo ridente paese,
uno sport a suo dire,
troppo violento per lui che ama le bestie,
l'amore,
gli oppiacei e il buon vino rosso.
Dai più definito uomo simpatico e ragazzone gentile,
è un ottimo amico e gran bevitore.
La sua voce è calda come il fuoco di un bosco innevato.
Soddisfa le donne che al suo tocco lui dice,
sono neve al sole e ghiaccio nel fuoco,
fremono, svengono e muoiono.
Mentre armeggia con la chiave da dieci alla mia serratura di casa
gli spunta mezzo culo fuori dai jeans ancora innevati.
Mi chiede lo Svitol e io glielo passo.
Ha un cane.
Grande.
Si chiama Thor, il dio del martello.